<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/4355&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200110094659</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/4355&oldid=-20200110094659
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 4355 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 297modifica] potuto. Del resto, o che Pisistrato, o che alcun altro per suo ordine, o che il suo figlio Ipparco, o che parecchi letterati di quel tempo, amici e aiutatori di questi due o dell’un d’essi (Wolf, p cliii-v), fossero quei che raccolsero i versi omerici, li disposero in quell’ordine che ora hanno, e li dividessero ne’ due corpi dell’Iliade e dell’Odissea, ad essi forse si apparterrebbe tutta la lode dell’effetto che risulta dall’insieme di questi due corpi, e [p. 298modifica]la creazione del poema epico, se non fosse manifesto che anch’essi crearono il poema epico senza saperlo, e non ebbero altra intenzione che di porre quei canti in ordine, di classarli e dividerli secondo i loro argomenti. I διασκευασταὶ d’Omero furono politori e limatori, che emendarono probabilmente il metro e la dizione in assai luoghi, aggiunsero, tolsero, mutarono quello che parve lor necessario, per dare unità, insieme, liaison scambievole, e continuità a quei canti. Diversi dai critici, il cui officio fu cercare quel che il poeta avesse scritto in fatti, non quello che stesse meglio; emendare i testi, non limarli (Wolf, cli-ii). Onde è diversa cosa διασκευὴ e recensio, sí in queste e sí nelle altre opere antiche (p. cclvi, not.). Il Wolf crede (p. clii) che i διασκευασταὶ, ch’egli interpreta exactores seu politores, travagliassero alla riduzione de’ canti omerici una cum Pisistrato vel paulo post. Non ne ha però alcuna prova; non si trovano menzionati che negli scoliasti; io li credo molto piú recenti (perché cosí mi par naturale), benché molto anteriori, com’ei pur dice, ai critici alessandrini. Ad essi un poco piú propriamente si dee dunque parte dell’effetto dell’insieme di que’ due corpi, atteso che in essi v’ebbe l’intenzione. Vedi p. 4388.