[p. 462 modifica] cioè rivelata, perché, senza il fondamento della rivelazione, come può una perfetta ragione credere o tornare a credere quello che, umanamente parlando, è veramente falso? o almeno perfettamente conforme a quella tal misura della ragione e sapere di quei tali tempi. Ed ecco il punto in cui comparve il cristianesimo, cioè quel momento in cui l’eccessivo progresso della ragione e del sapere, negando tutto o dubitando di tutto (perché tutto è veramente falso o dubbio senza la rivelazione), spegnendo tutte le illusioni o credenze primitive, gettava l’uomo nell’inazione, nell’indifferenza, nell’egoismo, e quindi nella malvagità; riduceva la vita affatto morta e barbara, di quella orrenda barbarie nella quale, in maggior grado però, siamo caduti in questi ultimi secoli; quel momento in cui la virtú, l’eroismo, l’amor patrio, l’amore scambievole ec. erano considerati per quei fantasmi che sono (umanamente parlando); quel momento in cui per conseguenza erano rotti tutti i legami sociali e anche individuali, cioè dell’uomo con se stesso e con la vita; quel momento in cui non solo le illusioni primitive, ma anche quelle che si sviluppano naturalmente nell’uomo ridotto in società, (quali sono quasi tutte le illusioni sopraddette), erano pure estinte;