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462 pensieri (425-426-427)

rivelazione assicurasse la ragione, che quelle credenze ch’ella aveva ripudiate erano vere. Ecco dunque arrivata la necessità di una religione perfettamente ragionevole, (426) cioè rivelata, perché, senza il fondamento della rivelazione, come può una perfetta ragione credere o tornare a credere quello che, umanamente parlando, è veramente falso? o almeno perfettamente conforme a quella tal misura della ragione e sapere di quei tali tempi. Ed ecco il punto in cui comparve il cristianesimo, cioè quel momento in cui l’eccessivo progresso della ragione e del sapere, negando tutto o dubitando di tutto (perché tutto è veramente falso o dubbio senza la rivelazione), spegnendo tutte le illusioni o credenze primitive, gettava l’uomo nell’inazione, nell’indifferenza, nell’egoismo, e quindi nella malvagità; riduceva la vita affatto morta e barbara, di quella orrenda barbarie nella quale, in maggior grado però, siamo caduti in questi ultimi secoli; quel momento in cui la virtú, l’eroismo, l’amor patrio, l’amore scambievole ec. erano considerati per quei fantasmi che sono (umanamente parlando); quel momento in cui per conseguenza erano rotti tutti i legami sociali e anche individuali, cioè dell’uomo con se stesso e con la vita; quel momento in cui non solo le illusioni primitive, ma anche quelle che si sviluppano naturalmente nell’uomo ridotto in società, (quali sono quasi tutte le illusioni sopraddette), erano pure estinte; (427) quel momento a cui forse si dee riferire il maggior progresso della setta scettica o pirroniana. (Vedi Diogene Laerzio, l. 9, Luciano passim, e Sesto Empirico, i quali furono bensí sotto Aurelio, e Comodo, cioè dopo nato il cristianesimo, ma non però divulgato, anzi bambino).


*   Con ciò si potrà spiegare perché il cristianesimo fosse rivelato in quel tempo, e non prima né dopo: e per la pienezza de’ tempi famosa nel Vecchio Testamento si