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[p. 460 modifica] e stabilmente dette religioni e gli errori e illusioni naturali che vi erano fondate. Prevalendo sempre piú la ragione e il sapere e scemando l’ignoranza parziale, quelle religioni, piú [p. 461 modifica]naturali e felici, ma perciò appunto piú rozze, non potevano piú esser credute, né servire di fondamento a illusioni reali e stabili, alle azioni che ne derivano, e quindi alla felicità. Le nazioni pertanto disingannandosi appoco appoco perdevano colle illusioni ogni vita. Bisognava richiamare quelle illusioni. Ma come, se restavano e non potevano piú allontanarsi la ragione e il sapere che le avevano distrutte, e la ragione e il sapere erano padroni dell’uomo? (Qui osservate gl’inutili sforzi di Cicerone nelle Filippiche, dove si studiava di richiamare le illusioni come illusioni, non piú come verità, perché tali non erano piú credute; e com’egli, non avendo altro fondamento di esse illusioni, cercava di persuadersi dell’immortalità dell’anima e del premio delle buone azioni nell’altra vita; insomma proccurava di farsi nuovamente una ragione delle illusioni col mezzo di una tal qual religione, e vedi gli altri pensieri). Bisognava dunque richiamare quelle illusioni col consentimento, anzi col mezzo della