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[p. 460 modifica] quanto quell’ignoranza qualunque richiamava parte delle credenze e abitudini naturali, perché la natura trionfa ordinariamente, facilmente e naturalmente quando manca il suo maggiore ostacolo ch’é la scienza. E però quella barbarie produceva una vita meno lontana dalla natura e meno infelice, piú attiva ec. di quella che produce l’incivilimento non medio ma eccessivo del nostro secolo. Del resto vedi in questo proposito p. 162, capoverso 1. Tra la barbarie e la civiltà eccessiva non è dubbio che quella non sia piú conforme alla natura e meno infelice, quando non per altro, per la minor conoscenza della sua infelicità. Del rimanente, per lo stesso motivo della barbarie de’ bassi tempi, è opposta alla felicità e natura, la barbarie e ignoranza degli asiatici generalmente, barbareschi, affricani, maomettani, persiani antichi dopo Ciro, sibariti, ec. ec. Cosí proporzionatamente quella della Spagna e simili piú moderne ed europee).


*   Ma il detto effetto delle antiche religioni non poteva durare, se non quanto durasse la credenza della verità reale di esse religioni: vale a dire, quanto durasse quella tal misura e profondità d’ignoranza che permettesse di credere veramente