Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4214

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*   Alla p. 4197. In inghilterra vi sono da qualche tempo scuole di pugilato (boxing), e vi vanno ad apprender l’arte, non già solo quelli che hanno intenzione di fare il mestier di boxer per guadagno, ma galantuomini d’ogni condizione in gran numero, per servirsene nell’uso della vita, la quale in quel paese offre assai spesso l’occasione di adoperar le pugna; e per difendersi dalle pugna degli altri.


*    Alla p. 4200. «Solevano portar le donne intorno al collo e alle maniche de’ bottoncelli d’ariento indorato». Francesco da Buti, appo la Crusca in Bottoncello. [p. 146 modifica]


*    I francesi non hanno lingua poetica, perché hanno rigettata la lingua antica, perché non sopportano l’antico nel verso niente piú che nella prosa: e senza l’antico non vi può esser lingua poetica. I latini che ebbero pochissima antichità di lingua, perché il progresso della loro letteratura fu rapidissimo, e che rigettarono, ad eccezione di pochissime e piccolissime parti conservate nel verso, quella poca antichità che avevano, non ebbero lingua poetica propriamente, né avrebbero avuto dicitura e stile poetico se non avessero usato nella poesia costruzioni ardite, e nuovi significati e metafore di parole, che i francesi non sopportano nella loro1. Del resto l’avere i latini e i francesi, a differenza dei greci e degl’italiani, rigettata ne’ loro buoni e perfetti secoli l’antichità della lingua, venne, fra l’altre cose, dal non aver essi avuto nelle loro lingue antiche scrittori veramente sommi, a differenza dei greci, che ebbero Omero, Esiodo, Archiloco, Ippocrate, Erodoto ec., e degl’italiani, ch’ebbero Dante, Petrarca, Boccaccio, insomma (come i greci) la letteratura già stabilita, fissata e formata prima della lingua e della maturità della civilizzazione (Bologna, 12 ottobre 1826).


*    Istoria naturale. Curioso è l’osservare da quanto piccole, quanto disparate e lontane cause sieno determinate le assuefazioni e le

  1. Notisi quindi che presso i latini ciascun poeta era artefice della sua lingua poetica; la lingua poetica dei latini era opera individuale del poeta, e se il poeta non se la facea non l'aveva: dove in italiano e in greco ella era cosa universale, e il poeta l'avea già prima di porsi a comporre. E da ciò forse può nascere l'abuso e la soverchia copia del verseggiare e dei verseggiatori ec. ec.