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[p. 442 modifica] di quella tal creatura, tal quale egli l’aveva fatta, e in quanto era cosí fatta? Il serpente disse alla donna Scit enim Deus quod in quocumque die comederitis ex eo, aperientur oculi vestri, et eritis sicut dii, scientes bonum et malum [p. 443 modifica](Genesi, III, 5). In maniera che la sola prova a cui Dio volle esporre la prima delle sue creature terrestri, per donargli quella felicità che gli era destinata, fu appunto ed evidentemente il vedere s’egli avrebbe saputo contenere la sua ragione ed astenersi da quella scienza, da quella cognizione, in cui pretendono che consista e da cui vogliono che dipenda la felicità umana: fu appunto il vedere s’egli avrebbe saputo conservarsi quella felicità che gli era destinata e vincere il solo ostacolo o pericolo che allora se le opponesse, cioè quello della ragione e del sapere. Questa fu la prova a cui Dio volle assoggettar l’uomo, se bene lo fece in un modo o materiale o misterioso. Di che cosa poi si trattava? È egli assurdo o cattivo per sua natura il desiderio di conoscere e discernere il bene ed il male? (che insomma è quanto dire la cognizione); secondo voi altri apologisti della religione, non è. Ma all’autor della religione parve che fosse, perché l’uomo già sapeva abbastanza per natura, cioè per opera propria, immediata e primitiva di Dio, tuttociò che gli conveniva sapere. La colpa dell’uomo fu volerlo sapere per opera sua, cioè non