[p. 442 modifica] quella tal società di cui abbisognano; a quella che sarebbe convenuta anche all’uomo nello stato primitivo, come conviene alle bestie che sono ancora in esso stato; a quella che Dio volle indicare, e non altro, quando disse: Non est bonum esse hominem solum: faciamus ei adiutorium simile sibi (Genesi, II, 18); a quella della quale ho detto bastantemente altrove. E contuttociò le bestie non hanno scienza infusa e dalla Genesi non risulta niente di questo, riguardo ad Adamo, anzi il contrario. Giacché, qualunque cosa si voglia intendere per l’albero della scienza del bene e del male, è certo che il solo comando che Dio diede all’uomo dopo averlo posto in paradiso voluptatis (Genesi, c. II, v. 8, 15, 23, 24) (s’intende voluttà e felicità terrena, contro quello che si vuol sostenere che all’uomo non sia destinata naturalmente se non se una felicità spirituale e d’un’altra vita) fu De ligno autem scientiae boni et mali ne comedas, in quocumque enim die comederis ex eo, morte morieris (Genesi, II, 17). Non è questo un interdir chiaramente all’uomo il sapere? un voler porre soprattutte le altre cose (giacché questo fu il solo comando o divieto) un ostacolo agl’incrementi della ragione, come quella che Dio conosceva essere per sua natura e dover essere la distruttrice della felicità e vera perfezione