Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3959

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*   Quanta fosse la difficoltà e dell’invenzione dell’alfabeto, e della sua applicazione alla scrittura, e alle diverse lingue antiche successivamente, e quanta dovesse essere l’irregolarità e falsità delle prime scritture alfabetiche e delle prime ortografie (difetti che si veggono ancora notabilissimi nelle piú antiche scritture, cioè nell’orientali, come ho detto altrove, per esempio nell’ebraica, ch’é senza vocali, come molte altre orientali ec., difetti perpetuati poi in esse scritture, fino anche a’ nostri tempi, in quelle che sono ancora in uso ec.), si può congetturare dalle cose dette da me altrove in piú luoghi circa la difficoltà dell’applicare primieramente la scrittura alle lingue moderne, e regolarne l’ortografia, e farla corrispondere al vero suono ec. delle parole, e circa l’irregolarità e [p. 331 modifica]falsità delle ortografie moderne ne’ loro principii, anzi pur fino all’ultimo secolo in Italia ed altrove, massime in Francia, sino al dí d’oggi; non ostante e che si avessero modelli chiarissimi, completissimi e perfettissimi di scrittura e ortografia nel latino e nel greco; e che l’uso dello scrivere fosse da tanti secoli fino a quel tempo inclusivamente cosí comune; e che gli uomini fossero tanto men rozzi e piú sperti in ogni cosa che non al tempo della prima invenzione ed uso dell’alfabeto e sua successiva applicazione alle varie lingue; e queste benché bambine, pure certamente piú formate, e meno incerte, arbitrarie, istabili, informi che al detto tempo, in cui l’uomo non aveva ancora mai usato né conosciuto né avuto esempio alcuno di lingua non che perfetta, ma degna del nome di lingua, al contrario di allora che si conoscevano e s’erano