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(3959-3960) | pensieri | 331 |
falsità delle ortografie moderne ne’ loro principii, anzi pur fino all’ultimo secolo in Italia ed altrove, massime in Francia, sino al dí d’oggi; non ostante e che si avessero modelli chiarissimi, completissimi e perfettissimi di scrittura e ortografia nel latino e nel greco; e che l’uso dello scrivere fosse da tanti secoli fino a quel tempo inclusivamente cosí comune; e che gli uomini fossero tanto men rozzi e piú sperti in ogni cosa che non al tempo della prima invenzione ed uso dell’alfabeto e sua successiva applicazione alle varie lingue; e queste benché bambine, pure certamente piú formate, e meno incerte, arbitrarie, istabili, informi che al detto tempo, in cui l’uomo non aveva ancora mai usato né conosciuto né avuto esempio alcuno di lingua non che perfetta, ma degna del nome di lingua, al contrario di allora che si conoscevano e s’erano (3960) parlate, scritte ec. ec., sí generalmente per tanti secoli le lingue greche e latine sí perfette, oltre tante altre cólte; e finalmente, non ostante la somma civiltà e il punto di perfezione a cui sono arrivate e in cui si trovano le cognizioni ec. dello spirito umano in questi tempi, e la tanta esattezza divenuta sua propria in ogni cosa, e caratteristica di questi secoli, e la facoltà d’invenzione e di applicazione ec. e gusto e frequenza di riforme e di perfezionamenti ec. ec. Si giudichi dunque con queste proporzioni della difficoltà, irregolarità ec. delle scritture antiche ec., come sopra (8 decembre 1823, festa della immacolata Concezione di Maria Vergine Santissima).
* Disperser da dispergo-dispersum (8 decembre 1823, festa della immacolata Concezione di Maria Vergine Santissima).
* Il v non è che un’aspirazione ec. Tovaglia italiano, toalla, che anche si scrive tohalla (Cervantes, D. Quijote), e toaja spagnuolo (9 decembre, Vigilia della Venuta della S. Casa, 1823).