Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3940
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* A proposito dell’antico fuo di cui altrove, osservisi ch’egli è originariamente lo stesso di fio da φύω, mutato l’υ in i, come in silva, laddove in fuo è mutato in u. E questa osservazione di fuo e fio si applichi al detto da me in piú luoghi sí circa lo scambio reciproco delle vocali u ed i, sí circa la pronunzia latina del greco υ, la quale forse, anche antichissimamente, come poi (a’ tempi di Cicerone, di Marziano ec.) quella dell’y, fu tra l’i e l’u (cioè pronunzia di u gallico), come si può congetturare sí dal veder l’υ greco ora cambiato in u ora in i, sí dal vederlo talora in una stessa parola cambiato nell’uno e nell’altro, come in φύω - fuo-fio, che antichissimamente dovetterodovetteroesser un sol verbo e per significato e per tutto, sí dallo stesso scambio reciproco dell’u e dell’i, sí frequente in latino, come appunto tra fuo e fio, e in mille altre voci ec. ec. (5 dicembre 1823).
* Che titillo, come altrove dico,1 sia duplicazione (nata nel Lazio, o fatta, per esempio, dagli eoli o da altro greco dialetto, o propria dell’antica lingua madre del latino e del greco, o dell’antico greco comune ec. ec.) del greco τίλλω, fatta dall’uso greco, lo conferma l’osservare che la vocale di tal duplicazione, cioè l’i è quella appunto che il greco usa in tali duplicazioni, come in τιτρώσκω ec. Vedi p. 3979. Laddove nell’altre duplicazioni latine, come in dedi, cecidi ec., la vocale della duplicazione è la e. E questo ancora è all’uso greco, che nella duplicazione de’ perfetti usa la ε. E notisi che come questa, cosí quella e è breve, fuorché in cecīdi, che molti scrivono caecidi, dove forse non sarà breve per distinguerlo da cecĭdi. Del resto,