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314 pensieri (3940-3941)

vettero esser un sol verbo e per significato e per tutto, sí dallo stesso scambio reciproco dell’u e dell’i, sí frequente in latino, come appunto tra fuo e fio, e in mille altre voci ec. ec. (5 dicembre 1823).


*    Che titillo, come altrove dico,1 sia duplicazione (nata nel Lazio, o fatta, per esempio, dagli eoli o da altro greco dialetto, o propria dell’antica lingua madre del latino e del greco, o dell’antico greco comune ec. ec.) del greco τίλλω, fatta dall’uso greco, lo conferma l’osservare che la vocale di tal duplicazione, cioè l’i è quella appunto che il greco usa in tali duplicazioni, come in τιτρώσκω ec. Vedi p. 3979. Laddove nell’altre duplicazioni latine, come in dedi, cecidi ec., la vocale della duplicazione è la e. E questo ancora è all’uso greco, che nella duplicazione de’ perfetti usa la ε. E notisi che come questa, cosí quella e è breve, fuorché in cecīdi, che molti scrivono caecidi, dove forse non sarà breve per distinguerlo da cecĭdi. Del resto,  (3941) tal uso affatto conforme al greco ha luogo in molti verbi latini che non hanno a far niente con alcuna voce greca nota, ed è un uso antichissimo nel latino, e non introdottovi da’ letterati. Il che conferma l’antica conformità dell’origine e fratellanza tra il greco e latino. Dalla quale origine dovette venir quest’uso nell’una e nell’altra lingua, in quella piú conservato e steso, in questa meno, e, sí può dire, perduto, se non in certe voci determinate, di cui si conservò sempre la forma antica, senza però mai applicar tal forma ad altri verbi, o a’ verbi di mano in mano introducentisi da quegli antichissimi tempi in poi ec. Tal uso trovasi ancora nella lingua sascrita, come negli Annali di Scienze e lettere di Milano, altrove citati in proposito d’essa lingua ec. (5 decembre 1823).

  1. Puoi vedere la p. 3986.