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*   Non so se si possa far cosa piú dispiacevole altrui quanto ad uno che v’abbia fatto un dono splendido offrirne goffamente un altro molto inferiore, col che si viene a mostrare di stimar poco quel dono comparandolo con quello che si presenta quasi fosse atto a compensarlo, e di credere che il dono ricevuto si sia già compensato sgravandosi dell’obbligo della gratitudine; e il donatore, che nel donarvi si compiaceva in se stesso aspettandosi da voi e la cognizion del benefizio e la gratitudine, quantunque dovesse essere anche necessariamente e prevedutamente infruttuosa, si vede nell’atto della sua maggior compiacenza privo del premio del suo sacrifizio, e di piú senza potersene lagnare, se non altro fra se, cosí altamente e generosamente come possono quelli che trovano ingratitudine. La qual frustrazione di speranza, dopo un sacrifizio e forse anche uno sforzo fatto per conseguirla effettivamente, produce nell’uomo un senso disgustosissimo.


*   Uomini singolari che si siano distinti, o data opera, o per sola natura, o, com’è infatti, se non altro piú comune, per l’una e per l’altra maniera, dall’universale dei loro contemporanei nelle operazioni, vita, istituto, metodo, ec. ci furono anticamente, e ci sono stati ultimamente, e ci saranno stati in tutte le età; ma è una cosa curiosa l’osservare la differenza dei tempi nella misura della differenza tra i costumi di questi uomini singolari e quelli de’ contemporanei. Giacché Rousseau, per esempio, e l’Alfieri sono passati in questi ultimi tempi per uomini singolari, quanto passarono un tempo in Grecia Democrito, Diogene ec. e gli altri tanti filosofi che durarono anche in Roma [p. 135 modifica]sino a Marc’Aurelio e dopo. E questa uguaglianza di effetto è assoluta. Ma, se misureremo la cagion sua, cioè la differenza tra i costumi dell’Alfieri e i presenti, messa in paragone con quella tra i costumi di Diogene e de’ greci suoi contemporanei, troveremo una disparità infinita tra la misura dell’una differenza e dell’altra, essendo senza paragone maggiore quella di Diogene; dal che avviene che queste due differenze assolutamente parlando siano diversissime di peso, quantunque rispettivamente considerate abbiano un’intensità e misura e valore uguale. Il che mostra che i costumi presenti non solo variano dagli antichi nella qualità, in maniera che i costumi formali di Diogene passerebbero oggi per pazzie, ma ancora in questo che a segnalarsi fra essi ci bisogna una molto minore quantità di stravaganza (prendendo questo termine in buona parte e per singolarità, stranezza ec.) che non bisognava una volta; sicché, se qualcuno differisse ne’ suoi costumi dai presenti tanto, assolutamente parlando, quanto Diogene differiva dai greci, passerebbe anche cosí, non per singolare, come passava Diogene, ma per matto, quantunque relativamente alla qualità la differenza fosse consentanea e proporzionale ai costumi presenti. Bisognava piú dose anticamente per fare un effetto che ora si ottiene con molto meno; e successiva e proporzionale diminuzione o accrescimento di questa dose si può calcolare anche nei tempi che sono di mezzo fra questi due estremi, gli antichi e i moderni, che sono veramente estremi, non solo cronologicamente, ma anche filosoficamente parlando; e questa dose calcolata può servire di termometro ai costumi,