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[p. 132 modifica] ec. ec. d’autori classici: e la Musogonia segnatamente si può dire che sia un vero centone di pezzi (nota bene) di Omero, Esiodo, Callimaco, Virgilio, Orazio, Ovidio, i cui nomi, con forse quello di qualcun altro antico o italiano classico, se se le scrivessero in margine a modo delle Catenae patrum, non credo che ci sarebbe, non dico pagina, ma appena stanza che non fosse compresa sotto quei nomi, di maniera ch’io non mi fiderei di trovare in tutto il canto una diecina di ottave intieramente originali. Lascio poi che il poemetto non ha nessun fine soddisfacente, non è se non stiracchiatamente adattato alle circostanze d’allora, e un centone di pezzi antichi per cantare quello che cantarono quegli stessi antichi è una cosa ben miserabile.


*   La natura, come ho detto, è grande, la ragione è piccola e nemica di quelle grandi azioni che la natura ispira. Questa nimicizia di queste due gran madri delle cose non è stata accordata se non dalla religione, la qual sola proponendo l’amore delle cose invisibili di Dio ec. e la speranza di premio nella vita [p. 133 modifica]futura, ha conciliato con mirabile armonia la grandezza, generosità, sublimità, apparente pazzia delle azioni (come son quelle dei martiri, il distacco dai beni terreni, da’ parenti, dalla patria ec., il disprezzo della morte, il sacrificio de’ piaceri e di tutto all’amor di Dio al dovere ec.) colla ragione: armonia che fuor della religione non si può trovare se non a parole, perché, tolta la speranza della vita futura, l’immortalità dell’anima, l’esistenza della virtú, della sapienza, della verità, della beltà personificata in Dio, la cura di questo essere intorno ai portamenti nostri ec., l’amore di lui ec., non ci sarà mai, si può dire, azione eroica e generosa e sublime e concetti e sentimenti alti, che non sieno vere e prette illusioni e che non debbano scadere di prezzo, quanto piú cresce l’impero della ragione, come già vediamo, e che sono illusioni quelle grandezze anche presenti, nelle quali la religione non ha parte, e che collo indebolirsi la forza della fede negli animi scemano presentemente quelle azioni sublimi, delle quali erano molto piú fecondi i secoli passati ignoranti, che il nostro illuminato. Similmente si può dire della dolcezza e amabilità di tante idee ed opinioni che senza la religione sono chimere e colla religione sono verità, e alle quali la ragione per se ripugnerebbe; la quale com’è nemica della grandezza cosí è nemica della profonda e vera bellezza, e con lei, come tutto è piccolo, cosí tutto è brutto e arido in questo mondo.


*   Uno dei casi nei quali il seguir la ragione è barbaro e il seguir la natura è irragionevole ma religioso però, è di un padre, per esempio, che veda il figlio cosí affetto da dover essere assolutamente infelice vivendo, da dover penare sempre e senza riparo, tra dolori acuti, tra mancanza di tutti i piaceri, tra una noia perenne, tra una vergogna cocente per le imperfezioni fisiche ec. Desiderar la morte a questo figlio, poniamo caso anche malato, anche disperato da’ medici, anche [p. 134 modifica]moribondo, o vero non solo desiderarla, ma non dolersene, consolarsene non piangerne amaramente, è ragionevole e barbaro; e come barbaro e snaturato, cosí anche contrario ai principii della religione.