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(38-39) | pensieri | 135 |
sino a Marc’Aurelio e dopo. E questa uguaglianza di effetto è assoluta. Ma, se misureremo la cagion sua, cioè la differenza tra i costumi dell’Alfieri e i presenti, messa in paragone con quella tra i costumi di Diogene e de’ greci suoi contemporanei, troveremo una disparità infinita tra la misura dell’una differenza e dell’altra, essendo senza paragone maggiore quella di Diogene; dal che avviene che queste due differenze assolutamente parlando siano diversissime di peso, quantunque rispettivamente considerate abbiano un’intensità e misura e valore uguale. Il che mostra che i costumi presenti non solo variano dagli antichi nella qualità, in maniera che i costumi formali di Diogene passerebbero oggi per pazzie, ma ancora in questo che a segnalarsi fra essi ci bisogna una molto minore quantità di stravaganza (prendendo questo termine in buona parte e per singolarità, stranezza ec.) che non bisognava una volta; sicché, se qualcuno differisse ne’ suoi costumi dai presenti tanto, assolutamente parlando, quanto Diogene differiva dai greci, passerebbe anche cosí, non per singolare, come passava Diogene, ma per matto, quantunque relativamente alla qualità la differenza fosse consentanea e proporzionale ai costumi presenti. Bisognava piú dose anticamente per fare un effetto che ora si ottiene con molto meno; e successiva e proporzionale diminuzione o accrescimento di questa dose si può calcolare anche nei tempi che sono di mezzo fra questi due estremi, gli antichi e i moderni, che sono veramente estremi, non solo cronologicamente, ma anche filosoficamente parlando; e questa dose calcolata può servire di termometro ai costumi, (39) anche trasportandolo dai tempi alle nazioni, giacché non è dubbio che la dose non sia presentemente molto minore in Francia che in qualunque altro paese, ec.; e cosí anticamente e in ciascuna età differente presso questo o quel popolo.