[p. 154 modifica] lui luvi ec. (p. 3706, 3732). Vedi Forcellini in luo, verso il fine). 3°, Cosí no non avrebbe fatto notum ma nĭtum. Né questo si sarebbe mai mutato in notum, né ni o neni in novi.1) Bensí noi in novi nel modo detto; e in notum il regolare noĭtum di noo (p. 3708, marg., 3731-2, 3735). Anche Nomen, agnomen, cognomen ec. vien da noo, e serve a mostrare primo, noo non no (onde sarebbe nĭmen, come da rego, regĭmen ec.); secondo, noo da cui esso viene, non da nosco, checché dica il Forcellini in nomen, principio, e quivi Festo ec. 4°, Nobilis non potrebbe venir da no. Bensí da noo. Perocché i verbali in bilis nel buon latino non si fanno se non da supini in tum (o participii in tus), e non da altri, mutato il tum (o tus) in bilis. Vedi p. 3825. Bensí tali supini (o participii) non sono sempre noti, ma dato il verbale in bilis, e’ si possono conoscere mediante l’analogia e la cognizione dell’antichità e della regola della lingua latina, le quali anche da se li possono mostrare, e il verbale in bilis li conferma, sempre ch’egli esista. Per esempio, Docibilis è da doci-tum. Questo supino già lo conoscevamo per altra via, benché inusitato, cioè per altri argomenti ec. Il verbale docibilis lo conferma. Immarcescibilis da marcescitus inusitato. Già abbiam detto e sostenuto che il proprio participio