<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3706&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205201207</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3706&oldid=-20151205201207
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3706 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 121modifica]novi invece del regolare noi sarà stato fatto (come que’ della prima in avi per ai, della seconda in evi per ei, della quarta in ivi per ii) per evitare l’iato; il quale iato però non può essere che affatto accidentale ne’ perfetti di questa coniugazione. Vedi pag. 3756. Cosí per fui, regolare perfetto dell’antico fuo, verbo della terza, il qual perfetto anche oggidí si conserva, e solo esso, e tutto regolare, Ennio disse fuvi, non metri causa, come crede il Forcellini (in fuam), ma secondo me per evitare l’iato.1) L’evitazion del quale stette a cuore principalmente agli scrittori (come anche in altre lingue), e ad essi, cred’io, si deve attribuire l’esser passate in regola le desinenze avi ed evi (poi ui) della prima e seconda ne’ perfetti e lor dipendenze, ed in parte la desinenza ivi nella quarta, invece delle primitive ai, ei, ii. E quelle in avi, evi, ivi, secondo me, non furon proprie che della scrittura, o certo del [p. 122modifica]linguaggio illustre, o di esso principalmente, e nulla o poco le adottò il plebeo, perocch’esso conservò le primitive ai, ei, ii, come lo dimostra l’italiano (e anche il francese
Note
↑Vedi p. 3885. Suo is ha sui, e non ha che questo. Abluo-diluo ec. lui. Veggasi la p. 3732. Assuo assui ec. e gli altri composti di suo.