Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3699

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[p. 116 modifica] da’ latini se non come una stessa lettera. Cosí nell’ebraico, cosí nelle lingue moderne, sino agli ultimi tempi, e dura ancora ne’ dizionari delle nostre lingue (come ne’ latini) il costume di ordinar le parole come se l’u e il v nell’alfabeto fossero una lettera stessa ec. ec. ec. Dunque non saprei dire, né credo che si possa dire, se il vero e regolare e primitivo perfetto della seconda coniugazione abbia la desinenza in evi o in ui, se sia docui o docevi: e piuttosto si dee dire che, se non ambo primitive, ambo queste desinenze son regolari, anzi che sono ambo una stessa. Io per me credo che la piú antica sia quella in evi, anticamente [p. 117 modifica]ei (conservata nell’italiano: potei, sedei ec. che per adottata corruzione è passata in regola, si dice anche sedetti,1)) poi per evitar l’iato eℲi, e poi evi (come ho detto altrove del perfetto della prima, amai, conservato nell’italiano ec., amaℲi, amavi), indi vi (docvi) o ui (docui), ch’è tutt’uno, e viene a esser contrazione di quella in evi (docevi). Ed è ben consentaneo che da doceo si facesse primitivamente nel perfetto docei,

Note

  1. Tutti i nostri perfetti in etti sono primitivamente e veramente in ei, quando anche questa desinenza in molti verbi non si possa piú usare, e sia divenuta irregolare, perché posta fuori dall’uso, da quell’altra, benché corrotta e irregolare in origine, come appunto lo fu evi introdotta per evitar l’iato, come etti. E qui ancora si osservi la conservazione dell’antichissimo e vero uso fatta dal volgar latino sempre, sino a trasmettere a noi i perfetti della seconda in ei. Puoi vedere la p. 3820 ec.