[p. 425 modifica] niuno forse l’ha mai provata, né proveralla, e perché infiniti altri nostri concetti, ancorché ordinarissimi e giornalieri, sono per noi indefinibili. Massime quelli che tengono piú della sensazione che dell’idea: che nascono piú dall’inclinazione e dall’appetito che dall’intelletto, dalla ragione, dalla scienza; che sono piú materiali che spirituali. Le idee sono per lo piú definibili, ma i sentimenti quasi mai; quelle si possono bene e chiaramente e distintamente comprendere ed abbracciare e precisar col pensiero, questi assai di rado o non mai. Ma ciò non ostante, sí l’animale che l’uomo sa bene e comprende, o certo sente, che la felicità ch’ei desidera è cosa terrena. Quell’infinito medesimo a cui tende il nostro spirito (e in qual modo e perché s’è dichiarato altrove), quel medesimo è un infinito terreno, bench’ei non possa aver luogo quaggiú, altro che confusamente nell’immaginazione e nel pensiero, o nel semplice desiderio ed appetito de’ viventi. Oltre di ciò niuno è che viva senz’alcun desiderio determinato e chiaro e definibilissimo, negativo o positivo, nel conseguimento