<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3499&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171202095017</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3499&oldid=-20171202095017
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3499 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 424modifica] ed avrebbe per ultimo e vero fine non se stessa, ma altrui, il che è essenzialmente impossibile a qualsivoglia essere in qualsivoglia operazione o inclinazione o pensiero ec. Laonde la felicità che l’uomo desidera è necessariamente una felicità conveniente e propria al suo presente modo di esistere, e della quale sia capace la sua presente esistenza. Né egli può mai lasciar di desiderare questa felicità per niuna ragione, né per niuna ragione può mai desiderare altra felicità che questa. E non è piú possibile che l’uomo mortale desideri veramente la felicità de’ Beati, di quello che il cavallo la felicità dell’uomo, o la pianta quella dell’animale; di quel che l’animale erbivoro invidii al carnivoro o la [p. 425modifica]sua natura o la carne di cui lo vegga cibarsi, all’uomo il piacere degli studi e delle cognizioni, piacere che l’animale non può concepire, né che possa esser piacere, né come, né qual piacere sia: e cosí discorrendo. È ben vero che né l’uomo, né forse l’animale, né verun altro essere, può esattamente definire né a se stesso né agli altri qual sia assolutamente e in generale la felicità ch’ei desidera; perocché