Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3497

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[p. 423 modifica] o distinzion di natura fosse tra loro (22 settembre 1823).


*    Le speranze che dà all’uomo il cristianesimo sono pur troppo poco atte a consolare l’infelice e il travagliato in questo mondo, a dar riposo all’animo di chi si trova impediti quaggiú i suoi desiderii, ributtato dal mondo, perseguitato o disprezzato dagli uomini, chiuso l’adito ai piaceri, alle comodità, alle utilità, agli onori temporali, inimicato dalla fortuna. La promessa e l’aspettativa di una felicità grandissima e somma ed intiera bensí, ma 1°, che l’uomo non può comprendere, né immaginare, né pur concepire o congetturare, in niun modo di che natura sia, nemmen per approssimazione; 2°, ch’egli sa bene di non poter mai né concepire, né immaginare, né averne veruna idea finché gli durerà questa vita; 3°, ch’egli sa espressamente esser di natura affatto diversa ed aliena da quella che in questo mondo ei desidera, da quella che quaggiú gli è negata, da quella il cui desiderio e la cui privazione forma il soggetto e la causa della sua infelicità; una tal promessa, dico, e una tale