<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3496&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171202095027</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3496&oldid=-20171202095027
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3496 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 422modifica] dell’umano e del divino, participazione che lor sembrò naturalissima, e ciò furono i semidei. E similmente i fauni, le ninfe, i pani ed altre tali divinità, anzi semidivinità1 terrestri, acquatiche, aeree, insomma sublunari, reputate mortali, si possono ridurre a questo genere di partecipanti (vedi il Forcellini in Nympha): sebben elle erano inferiori ai semidei, come Ercole (di cui vedi LucianoDialogo d’Ercole e Diogene, che fa molto a proposito), cioè participanti forse di minor parte di divinità e piú d’umanità o mortalità: siccome gli eroi, finch’essi sono mortali, possono parere un grado inferiori a’ pani, ninfe ec., cioè men divini (vedi |Forcellini in Heros, Indigetes, Semideus; e Platone nel Convito ed. Astii, t. III, 498, D-500, E. che fa ottimamente al caso.2 Gli antichi non trovarono maggior difficoltà a comporre in un soggetto medesimo [p. 423modifica]l’umanità e la divinità, di quel che a comporre i due sessi umani, il maschio e la femmina, negl’immaginari ermafroditi; quasi l’umano e il divino fossero, non altrimenti che il virile e il donnesco, due diverse specie, per dir cosí, d’un genere istesso, né maggior differenza o intervallo
Note
↑δαίμονες, genii, lares, penates, manes ec. Vedi Forcellini in tutte queste voci.