<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3495&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171202095030</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3495&oldid=-20171202095030
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3495 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 421modifica] tra noi, non posso contrastarlo, ma ben dico che se essi attribuirono agli Dei le qualità umane, ne fu causa eziandio grandemente l’aver essi degli uomini e delle cose umane e di quaggiú troppo piú alta idea che noi [p. 422modifica]non abbiamo. E soggiungo che, umanizzando gli Dei, non tanto vollero abbassar questi, quanto onorare e innalzar gli uomini; e ch’effettivamente non piú fecero umana la divinità che divina l’umanità, sí nella lor propria immaginazione e nella stima popolare, sí nella espressione ec. dell’una e dell’altra, nelle favole, nelle invenzioni, ne’ poemi, nelle costumanze, ne’ riti, nelle apoteosi, ne’ dogmi e nelle discipline religiose ec. (22 settembre 1823). Tanto grande idea ebbero gli antichi dell’uomo e delle cose umane, tanto poco intervallo posero fra quello e la divinità, fra queste e le cose divine (non per abbassar l’une, ma per elevar l’altre, né per disistima dell’une, ma per altissimo concetto dell’altre), ch’essi stimarono la divinità e l’umanità potersi congiungere insieme in un solo subbietto, formando una persona sola. Onde immaginarono un intiero genere participante