<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/348&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712192340</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/348&oldid=-20130712192340
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 348 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
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tutta quella chiarezza d’espressioni, della quale possa mai esser suscettibile. Le parole dicono lo stesso all’uomo profondo e al superficiale: tutti comprendono ugualmente il senso materiale dello scritto, e insomma tutti intendono perfettamente quello che l’autore vuol dire. E non perciò quello scritto è compreso da tutti, come si crede comunemente. Perché l’uomo superficiale, l’uomo che non sa mettere la sua mente nello stato in cui era quella dell’autore, insomma l’uomo che appresso a poco non è capace di pensare colla stessa profondità dell’autore, intende materialmente quello che legge, ma non vede i rapporti che hanno quei detti col vero, non sente che la cosa sta cosí; non iscuoprendo il campo che l’autore scopriva, non conosce i rapporti e legami delle cose ch’egli vedeva e dai quali deduceva quelle conseguenze ec., che per lui e per chiunque gli somigli sono incontrastabili, per questi altri non sono neppur verità: vedranno le stesse cose, ma non conosceranno né sentiranno che abbiano relazione insieme e con quelle conseguenze che l’autore ne cava; non vedranno la relazione scambievole delle parti del sillogismo, giacché ogni umana cognizione è un sillogismo: brevemente, intenderanno appuntino lo scritto, e non capiranno la verità di quello che dice, verità che esisterà realmente e sarà compresa da altri. Cosí pure non avranno tanta forza di mente da poter dubitare e sentire la ragionevolezza e la verità del dubbio intorno alle cose che la natura o l’abito danno per certe. In questo numero di persone va posta la maggior parte dei moderni apologisti della religione, uomini senza cuore, senza sentimento, senza tatto fino e profondo nelle cose della natura, insomma [p. 408modifica]senza esperienza della verità, come quei lettori de’ poeti che sono senza esperienza di passioni, entusiasmo, sentimenti ec.; i quali,