<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3462&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171129215128</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3462&oldid=-20171129215128
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3462 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 401modifica] essi vollero introdurre un nuovo genere di opinioni popolari nella nazione e farne materia di lor poesia; né supposero falsamente un genere, un sistema di opinioni popolari che nella nazione non esisteva, ma su di quel ch’esisteva in effetto innestarono, fabbricarono, lavorarono. Similmente i greci, da qualunque luogo pigliassero la loro mitologia, certo è che di là presero eziandio la loro religione popolare, e che tra’ greci il sistema greco religioso e mitologico, quanto alla sostanza, alla natura, alla principal parte ed al generale, non fu prima de’ poeti che del popolo. E se i letterati greci si giovarono, come si dice, delle letterature o dottrine ec. egizie, indiane o d’altre genti, non adottarono perciò nelle loro finzioni ch’avessero ad esser popolari e nazionali ec. le mitologie d’esse nazioni. L’aver noi dunque ereditato la letteratura greca e latina, l’esser la nostra letteratura modellata su di quella, anzi pure una continuazione, per cosí dire, di quella, non vale perch’ella possa ragionevolmente usare la mitologia greca né latina al modo che quegli [p. 402modifica]antichi l’adoperavano. Giacché non abbiamo già noi colla