<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3393&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928140928</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3393&oldid=-20170928140928
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3393 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 360modifica] non il sentirla. E non voglio tacere che delle tante parole, frasi e forme francesi introdotte da’ nostri antichi, sia ducentisti, sia trecentisti, sia cinquecentisti, sia secentisti, nell’italiano, grandissima parte, e forse la maggiore, è uscita dall’uso nostro ed antiquata per modo che oggidí nemmeno il piú sfrontato e impudente gallicista e parlatore o scrittore di francese maccheronico sarebbe ardito di usarle. E ciò, quanto a quelle che furono tra noi usate nel ducento o nel trecento, è accaduto da gran tempo in qua, cioè fino dal cinquecento, nel qual secolo le antiche voci francesi-italiane che oggi piú non s’usano, erano parimente quasi tutte dimenticate, benché delle altre se ne introducessero. Ma delle voci e maniere spagnuole [p. 361modifica]introdotte fra noi, ben poche o la minor parte, o certo in assai minor numero che delle francesi, si trovano oggidí esser cadute dell’uso nostro. Le altre han posto da gran tempo saldissime radici nella lingua italiana, come quelle che l’hanno trovata esser terreno proprio da loro, e tale che l’esservi esse state