antichi non solo nel cinquecento, ma fin dal ducento e dal trecento introdussero nella lingua nostra moltissime voci, locuzioni e forme francesi che ancora in buona parte vi si conservano, queste, da tanto tempo in qua, e similmente quelle altre infinite che i moderni v’introdussero e v’introducono tuttavia, serbano sempre, chi ben le guarda, una sembianza e una fisonomia di forestiere, massime le locuzioni e forme. Laddove le frasi e i modi, ed anche i vocaboli spagnuoli introdotti nella nostra lingua, stanno e conversano in essa colle nostre voci italiane cosí naturalmente che paiono non venuti ma nati, non ispagnuoli ma italiani, quanto alcun altro mai possa essere e quanto lo sono i nostri proprii vocaboli. Anzi io so certo che pochissimi, ma veramente pochissimi, sanno, o sapendo, avvertono questi tali esser modi e vocaboli o significati d’origine spagnuola. Ben ne veggo assai sovente dei riputati e battezzati per purissimi italiani natii.1 Né me ne maraviglio, perocché in essi la differenza dell’origine nulla si sente, ed è possibile il saperla, ma (3393) non il sentirla. E non voglio tacere che delle tante parole, frasi e forme francesi introdotte da’ nostri antichi, sia ducentisti, sia trecentisti, sia cinquecentisti, sia secentisti, nell’italiano, grandissima parte, e forse la maggiore, è uscita dall’uso nostro ed antiquata per modo che oggidí nemmeno il piú sfrontato e impudente gallicista e parlatore o scrittore di francese maccheronico sarebbe ardito di usarle. E ciò, quanto a quelle che furono tra noi usate nel ducento o nel trecento, è accaduto da gran tempo in qua, cioè fino dal cinquecento, nel qual secolo le antiche voci francesi-italiane che oggi piú non s’usano, erano parimente quasi tutte dimenticate, benché delle altre se ne introducessero. Ma delle voci e maniere spagnuole
- ↑ Massimamente modi e significati.