Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3343
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stimarono uno scellerato, com’ei lo videro percosso da tante disgrazie, benché testimoni dell’innocenza della passata sua vita. I barbari dell’isola di Malta vedendo l’apostolo S. Paolo naufrago, e pur salvato in terra, e quivi assalito da una vipera, lo stimarono un omicida che la divina vendetta perseguitasse per ogni dove (Act., cap. XXVIII, 3-6). Rimane eziandio nelle antiche lingue il segno, come d’ogni altra antica cosa, cosí di queste opinioni. Τάλας (Aristoph. Plut., IV, 5, 19), κακοδαίμων (ib. IV, 3, 47), ἄθλιος e simili nomi tanto valevano infelice, quanto malvagio, scellerato ec. Vedi i latini. Onde anche tra noi sciagurato, disgraziato, misero, miserabile ec. hanno l’uno e l’altro significato; ovvero si attribuiscono altrui anche per avvilimento e disprezzo. Cosí in francese malheureux, misérable ec. Cattivo ha perduto affatto il significato di misero, che prima ebbe, ma non quello di ribaldo, reo, malo ch’é il suo piú ordinario e volgare significato oggidí (3 settembre 1823). Vedi p. 3351.
Μοχθηρός, πονηρός (πόνηρος infelix), μοχθηρία, πονηρία ec. ec. Vedi lo Scapula, e p. 3382. κακοδαίμων quegli che ha nemico τὸ δαιμόνιον cioè la divinità, o τὸν δαίμονα. Ma e’ vuol dire infelice. Luciano congiunge θεοῖς ἐχθροὺς καὶ κακδαίμονας. Εὐδαίμων ch’ha gli dei amici, ma e’ vuol dir fortunato, felice. Vedi lo Scapula in queste voci e in ἐχθροδαίμων, e in βαρυδαίμων, co’ derivati ec., e Aristot., Polit., l. III, p. 260, e ivi il Vettori (ed. Flor., 1576).
* Tapino donde se non da ταπεινός? (3 settembre 1823).