<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3337&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928143749</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3337&oldid=-20170928143749
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3337 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 325modifica] perché sarebbe stato impiegato nel coltivar la sapienza e le lettere quel tempo che fu dovuto spendere nel formare delle lingue convenienti a queste e ai costumi e al carattere de’ moderni secoli. Il che volendo evitare e risparmiare i primi cultori de’ risuscitati studii, si ostinarono a volere scrivere in latino, ma il latino era lingua antica, né mai in una lingua antica si potranno scriver cose moderne né scriverle modernamente. E molto nocque una tale ostinazione al progresso de’ lumi e della [p. 326modifica]coltura e alla formazione dello spirito nazionale e moderno. Il quale non mai si sarebbe formato se non fossero state formate e stabilite le lingue moderne invece della latina. Siccome per lo contrario si vede che queste non prima furono formate e stabilite di quel che lo spirito nazionale e moderno pigliasse una consistenza e una certa forma e fisonomia propria in Italia, poscia in Ispagna, indi in Francia e in Inghilterra, ultimamente in Germania, che ultima di tutte queste nazioni lasciò l’uso della lingua latina come letterata e illustre, e le sostituí