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(3335-3336-3337) pensieri 325

alla sua antica lingua, e di pensieri oramai nulla piú pensa né  (3336) cura né richiede; propriamente nulla.


     Mala cosa per certo si è l’interruzione degli studii, dovunque ella accada, sí per mille altri danni, sí perchè colla letteratura ella antiqua la lingua illustre.1 Di modo che, risorgendo essa letteratura, l’é grandissimo impedimento e indugio a poter crescere e formarsi la mancanza di lingua a lei conveniente, e il tempo e l’industria che bisogna spendere in fornirnela. Quanto crediamo noi che ritardasse gli avanzamenti dello spirito umano (non in una sola nazione, ma in tutta l’Europa) dopo il risorgimento degli studii, la mancanza di lingue proprie alle nuove lettere? La qual mancanza non da altro provenne che dalla diuturna interruzione della letteratura in Europa. Perocché la lingua latina non avrebbe cessato di esser parlata e propria degli europei se fosse durata la letteratura latina. Ben si sarebbe sempre modificata secondo i tempi, di modo ch’ella oggidí sarebbe diversa dall’antica; ma sarebbe pur lingua latina, e in Europa si parlerebbe e scriverebbe il latino come lingua propria, come moderna, come conveniente a’ nostri tempi (quale infatti ella sarebbe), e lo spirito umano sarebbe piú oltre ch’ei non è,  (3337) perché sarebbe stato impiegato nel coltivar la sapienza e le lettere quel tempo che fu dovuto spendere nel formare delle lingue convenienti a queste e ai costumi e al carattere de’ moderni secoli. Il che volendo evitare e risparmiare i primi cultori de’ risuscitati studii, si ostinarono a volere scrivere in latino, ma il latino era lingua antica, né mai in una lingua antica si potranno scriver cose moderne né scriverle modernamente. E molto nocque una tale ostinazione al progresso de’ lumi e della

  1. Puoi vedere il Dialogo Delle Lingue dello Speroni dalla p. 121 in poi, cioè tutto il discorso tra il Lascari e il Peretto, sino alla fine del Dialogo.