Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3317
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sia palesemente permessa; perché l’onestà delle azioni avendo (almeno apparentemente) meno ostacoli a combattere, cagiona meno imbarazzi, esige meno attività, meno travagli, produce conseguenze meno moleste; perché non ardiscono contravvenire alle leggi, né farsi alcun nemico, molto meno quei che comandano e che vegliano all’esecuzione all’esecuzioned’esse leggi; perché temono il castigo, la riprensione, il biasimo pubblico, si lasciano imporre dall’apparenza dell’opinione universale, la quale opinione mostra di stimare o di non molestare né denigrare i buoni, e di odiare e biasimare i cattivi ec.; perché non hanno spirito d’aspirare a cose straordinarie, né di procacciarsi o beni o piaceri, né di avanzare il loro stato ec., col subire qualche, ancorché minimo, pericolo, col combattere qualche ostacolo ec., né di nulla tentare fuor del consueto e dell’ordine, e nulla rischiare ec. Questi tali, benché incapaci di far male o torto (volontariamente) ad alcuno, o d’offendere altrui in verun modo, di soverchiare ec., sono grandissimi egoisti, chiusi alla compassione, ignari della beneficenza. Sono altri ch’esercitano ed amano al modo stesso la giustizia, non per virtú, né anche per viltà, ma perché stanchi e disingannati del mondo, e nulla piú curandosi di quanto si possa acquistare o coll’ingiustizia o comunque, non cercano piú che la pace, la quale non si trova fuor dell’ordine, e però sono amici dell’ordine. Questi ancora sono per lo piú egoisti o nati o divenuti (1 settembre 1823).
* Italianismi nell’uso della voce unus. Vedi Svetonio, in Iul. Caes., cap. XXXII, § 1 e quivi il Pitisco ec. col Forcellini ec. (1 settembre 1823).