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(3315-3316-3317) pensieri 313

zione, colle circostanze, cogli avvenimenti della vita ec., o da queste prodotta in contrario e in dispetto dell’indole primitiva ec. (31 agosto 1823). Io credo potere asserire che generalmente gli uomini meno soggetti a passioni veementi, quelli che non amano il piacere, quelli che mai non vissero per li piaceri, mai non furono trasportati da’ piaceri e  (3316) dal desiderio e furore di questi (sieno piaceri corporali o spirituali) o che piú nol sono; anche i meno iracondi, i piú pazienti, e simili, per natura o per abito contratto, sono i piú inclinati all’egoismo, i piú alieni abitualmente dal compatire e dal beneficare, spesso anche i piú ingiusti per volontà riflettuta. E i contrari viceversa.


     Sono moltissimi che amano, predicano, promuovono ed esercitano esclusivamente la giustizia, l’onestà, l’ordine, l’osservanza delle leggi, la rettitudine, l’adempimento de’ doveri verso chi che sia, l’equa dispensazione de’ premi e delle pene, la fuga delle colpe; ma ciò non per virtú né come virtú, non per finezza o grandezza o forza o compostezza d’animo, non per inclinazione, non per passione, ma per viltà e povertà di cuore, per infingardaggine, per inattività, per debolezza esteriore o interiore, perché non potendo (per debolezza) o non volendo (per pigrizia) o non osando (per codardía) né provvedersi né difendersi da se stessi, vogliono che la legge e la società vegli per loro, e provvegga loro e li difenda senza loro fatica, e in modo ch’essi se ne riposino su di lei; perché la via del retto è la meno pericolosa, la sola che nel mondo  (3317) sia palesemente permessa; perché l’onestà delle azioni avendo (almeno apparentemente) meno ostacoli a combattere, cagiona meno imbarazzi, esige meno attività, meno travagli, produce conseguenze meno moleste; perché non ardiscono contravvenire alle leggi, né farsi alcun nemico, molto meno quei che comandano e che vegliano all’esecu-