Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3287
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grammatica, le radici, l’etimologie ec. Massime considerando che detta materialissima alterazione si fa non mica in uno o in due, ma in molti diversissimi modi, tutti però frequentatissimi e usitatissimi; che moltissimi verbi o vocaboli cosí alterati hanno mandato in disuso i non alterati ec., che naturalmente moltissimi verbi cosí alterati, essendo perduti quelli della primitiva forma, saranno da noi creduti aver la forma primitiva, e pigliati per radici, quando non saranno che alterazioni di queste, piú o men lontane, mediate o immediate, maggiori o minori ec. ec.
Usa ancora la lingua greca alcune derivazioni di voci, per esempio di verbi, che nulla però cambiano il significato, e il non cambiarlo non è in esse anomalia, o cosa non ordinaria, come lo sarebbe in latino, ma ordinaria e regolare. Voglio dir, per esempio, di quella maniera siracusana di formare dal perfetto de’ temi un nuovo verbo, come da τέθνηκα di θνάω fare τεθνήκω, da ἕστηκα di στάω, ἑστήκω, da πέφυκα di φύω, πέφύκω (e queste maniere, con siffatti verbi, sono ricevute, massime da’ poeti, ma anche da’ prosatori greci, generalmente); e di quell’altra maniera greca di fare dal futuro primo de’ temi un nuovo verbo, aggiungendoci il κ, come da τρώω (inusitato) - τρώσω, τρώσκω inusitato, onde τίτρωσκω (vedi i grammatici se però è vera questa maniera, e non piuttosto si fa, per esempio, τρώσκω dal tema stesso, cioè τρώω, interpostovi σκ, come da ἵζω ιζάνω, interposto