<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3286&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928140715</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3286&oldid=-20170928140715
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3286 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 294modifica] già nella lingua greca quasi casuali, rare, fuor di regola e di costume e d’ordine, quasi anomalie, aberrazioni, non proprie [p. 295modifica]della lingua, ma frequentissime, ordinarie, usitate, abituali, e regolari, ossia fatte per regola, come apparisce dal gran numero di temi e verbi che si trovano alterati in questo o quello de’ suddetti modi e degli altri che si potrebbero dire; onde i grammatici distinguono siffatte alterazioni o modificazioni affatto materiali in molti diversi generi, e sotto ciascun genere radunano un gran numero di verbi o temi, in quella tal guisa uniformemente alterati dal primo loro essere. Questa tal sorta di alterazione, questo modo di alterare le voci, indipendente e diverso affatto dal derivare e dal comporre, e del tutto scompagnato dalla mutazione o pur modificazione di senso, non si trova punto nel latino; certo non vi si trova per costume né per regola né d’assai cosí frequente, né cosí vario ec. Perloché anche di qui si faccia ragione quanto piú nel greco che nel latino sia difficile il rintracciare le origini, l’antichità, il primitivo o l’antico stato delle voci e della lingua e della