<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3236&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161208074323</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3236&oldid=-20161208074323
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3236 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 263modifica]Unde iam nomen utrique eorum quisquam arripiet conveniens? an dubium non est quin difficile sit, propterea quod ad generum in species distributionem vetustam quandam, ut videtur et inconsideratam superiores habebant offensionem atque fastidium, ita ut ne conaretur[p. 264modifica]quidem ullus dividere; quocirca etiam nomina non satis nobis possunt in promptu esse? Astius. Vuol dir Platone e si lagna che gli antichi greci (e cosí tutti gli antichi d’ogni nazione) ebbero poche idee elementari, onde la loro lingua (e cosí tutte le lingue fino a una perfetta maturità e coltura, e fino che la nazione non filosofa) mancava di termini esatti e sufficienti ai bisogni del dialettico, massimamente, e del metafisico. Ond’é che Platone il quale volle sottilmente filosofare ed esercitare l’esatto raziocinio, e considerare profondamente la natura delle cose, fu arditissimo nel formare de’ termini di questa fatta, ed abbonda sommamente di voci nuove e sue proprie, esatte e logiche ovvero ontologiche,1 che da niuno altro si trovano adoperate o che da’ suoi scritti furono tolte. E notisi che Platone faceva questa lagnanza della sua
Note
↑Vedi la prefazione di Timeo al suo Lessico Platonico appo il Fabricius, Bibliotheca Graeca edit. vet., IX, 419