<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3212&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161213171722</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3212&oldid=-20161213171722
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3212 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 248modifica] musiche de’ barbari sono asprissimi, [p. 249modifica]asprissimi,> perché fatti da tuoni a tuoni troppo lontani o da corde a corde troppo distanti), e insomma da cento qualità (per cosí dire estrinseche) della nostra musica, che nulla hanno a fare colla rispettiva scambievole armonia o convenienza de’ tuoni nella lor successione, cioè colla melodia e col senso e gusto della medesima, che né i turchi né gli altri barbari, udendo la nostra musica, non provano punto mai. La qual cosa appunto, salva però la proporzione, accade ai non intendenti di musica e al popolo fra noi, quando egli odono, come tutto dí avviene, di quelle melodie che nulla o troppo poco hanno del popolare. Niun diletto ne provano, se non quello, per cosí dire, estrinseco, che di sopra ho descritto, e che nasce dalle qualità della musica, diverse e indipendenti dall’armonia de’ tuoni nella successione. Di queste non popolari melodie, che sono la piú gran parte della nostra musica, parlerò poco sotto. E per conchiudere il discorso de’ barbari e delle nazioni che hanno circa la musica idee e gusti e sentimenti affatto diversi da’ nostri, dico che in essi, siccome