<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3166&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161208072714</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3166&oldid=-20161208072714
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3166 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 220modifica] o come narrando forse cose universalmente allora cognite alla nazione, non si fece alcun carico); ma che nell’insieme, nel totale del disegno, nell’idea, nello scopo e nell’effettivo risultato del tutto, tutti i poemi epici cedono di gran lunga all’Iliade.1 E soggiungo che in ciò gli cedono appunto per aver seguíto una unità che Omero non si propose, e a causa di quello stesso incremento e stabilimento dell’arte che li conformò e regolò, e che in essi si vanta, e che Omero non conobbe, e che peccano appunto per quella maggior perfezione di disegno che loro si attribuisce sopra l’Iliade, e che in questa pretesa perfezione consiste appunto il maggiore ed essenzial peccato del loro disegno, peccato che niuno ci riconosce, [p. 221modifica]non potendo però lasciare di sentirne gli effetti, ma rapportandoli a non vere cagioni, e male esigendo che quei poemi producano effetti non compatibili realmente con quel disegno che in essi lodano, e senza cui gli avrebbero biasimati; e finalmente che Omero