<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3127&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204090710</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3127&oldid=-20161204090710
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3127 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 198modifica] della Gerusalemme furono anche piú che nazionali e quindi anche piú degni; e furono attissimi ad interessare. Dico piú che nazionali, perché non appartennero a una nazione sola, ma a molte ridotte in una da una medesima opinione, da un medesimo spirito, da una medesima professione, da un medesimo interesse circa quello che fu il soggetto del Goffredo. Dico tanto piú degni, perché, essendo d’interesse piú generale, rendevano il poema piú che nazionale, senza però renderlo d’interesse universale, il che, trattandosi di quello interesse di cui ora discorriamo, tanto sarebbe a dire quanto di niuno interesse. Dico attissimi a interessare, perché, quantunque fosse spento in quel secolo il fervore delle Crociate, durava però ancora generalmente ne’ cristiani uno spirito di sensibile odio contro i turchi, quasi contro nemici della propria lor professione, perché in quel tempo i cristiani, ancorché corrottissimi [p. 199modifica]corrottissimine’ costumi e divisi tra loro nella fede, consideravano per anche la fede cristiana