(3127-3128-3129) |
pensieri |
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simine’ costumi e divisi tra loro nella fede, consideravano per anche la fede cristiana (3128) come cosa propria e i nemici di lei come propri nemici ciascuno; e quindi non solo con odio spirituale e per amor di Dio, ma con odio umano, con passione, per cosí dir, carnale e sensibile, per proprio rispetto e per inclinazione odiavano i maomettani non che il maomettanesimo. E la liberazione del sepolcro di Cristo era cosa di che allora tutti s’interessavano, siccome in questi ultimi tempi, della distruzione della pirateria tunisina e algerina, benché questa e quella fossero piú nel desiderio che nella speranza, o certo piú desiderate che probabili: aggiunta però di piú la differenza de’ tempi, perocché nel cinquecento le inclinazioni e le opinioni e i desiderii pubblici erano molto piú manifesti, decisi, vivi, forti e costanti ch’e’ non possono essere in questo secolo. Siccome nel trecento il Petrarca (Canz. O aspettata), cosí nel cinquecento tutti gli uomini dotti esercitavano il loro ingegno nell’esortare, o con orazioni o con lettere o con poesie pubblicate per le stampe, le nazioni e i principi d’Europa (3129) a deporre le differenze scambievoli e collegarsi insieme per liberar da’ cani1 il Sepolcro e distruggere il nemico de’ cristiani, e vendicar le ingiurie e i danni ricevutine. Questo era in quel secolo il vóto generale cosí delle persone cólte ancorché non dotte, come ancora, se non de’ gabinetti, certo di tutti i privati politici, che in quel secolo di molta libertà della voce e della stampa, massimamente in Italia, non eran pochi;2 e di questo voto si faceva
- ↑ Petrarca, Tr. della Fama, cap. 2, terzina 48.
- ↑ Erano allora i politici privati piú di numero in Italia che altrove, l’opposto appunto di oggidí, perché pure al contrario di oggidí era in quel secolo maggiore in Italia che altrove, e piú comune e divulgata nelle diverse classi, la coltura e l’amor delle lettere e scienze ed erudizione per una parte (le quali cose tra noi si trattavano in lingua volgare, e tra gli altri per lo piú in latino, fuorché in Ispagna) e per l’altra una turbolenta libertà fomentata dalla moltiplicità e piccolezza degli stati, che dava