<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3114&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204090437</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3114&oldid=-20161204090437
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3114 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 191modifica] stesso e la sua propria intenzione quando ne’ primi versi della Iliade annunziò espressamente un altro assunto. Nel che s’ingannò grandemente, per non aver mirato alla natura umana, alle qualità di que’ tempi, alle circostanze di Omero (giacché se oggi nell’Iliade l’unico, non che principale, interesse è per Ettore, [p. 192modifica]non cosí fu anticamente, né tale fu l’intenzione di Omero scrivendo ai greci), e per avere avuto l’occhio alle moderne opinioni circa l’unità dell’interesse e del soggetto principale. Ma come nell’intenzione di Omero l’unico interesse non dovette esser quello di Achille, né l’unico soggetto e scopo la sua vittoria per se medesima, altrimenti egli non gli avrebbe posto incontro un tal Eroe qual fa Ettore; cosí neanche l’interesse d’Ettore dovette esser l’unico, né la sua sventura per se medesima l’unico soggetto e scopo del poema. Doppio dovette essere secondo l’intenzione di Omero, e doppio infatti riuscí