Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3115

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[p. 192 modifica] a’ lettori o uditori greci l’interesse, lo scopo e l’Eroe del poema.


     E qui si deve considerare il maraviglioso artifizio di Omero. Non solevasi a’ tempi eroici, cioè quasi selvaggi, stimar gran fatto il nemico. L’odio che gli portava la parte contraria, quell’odio il quale faceva che ciascun soldato considerasse l’esercito o la nazione opposta come nemici suoi personali, e con questo sentimento combattesse, non lasciava luogo alla stima. E quando anche s’avesse cagione di stimare il nemico, ciascuno, come si fa de’ nemici personali, cercava a tutto potere di deprimerlo sí nella propria immaginazione che presso gli altri, e ricusava di riconoscere in lui alcuna virtú. Non prevaleva né si conosceva allora quella sentenza che la gloria di chi fortemente combatte e di chi vince è tanto maggiore quanto piú forte e stimabile è il nemico e il vinto. Ma sebbene allora