(3112-3113-3114) |
pensieri |
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pesasse egli quanto questi. Somma pietà verso gli Dei, verso la patria, verso i parenti, somma affabilità, giovanezza e viril bellezza sopra ogni altra (giacché quella di Paride non era virile) della sua parte. Di piú accortezza e destrezza nel maneggio della guerra e nel governo delle battaglie, vigilanza, provvidenza, cura degli amici, pazienza delle fatiche, arte di parlare ne’ consigli pubblici o a’ soldati, disprezzo d’ogni pericolo, l’onore stimato sopra ogni cosa, come quando ei ricusa di entrare nella città vedendosi venir sopra Achille, e dopo l’onore, la patria; costanza ec. ec. Insomma com’egli aveva fatto in Achille un uomo (3113) sommamente ammirabile, cosí fece e volle fare in Ettore un eroe sommamente amabile. E come la vittoria riportata da Achille sopra l’invincibile Ettore porta al colmo l’ammirazione per colui, cosí la sventura di Ettore mette il colmo alla sua amabilità e volge l’amore in compassione, la quale, cadendo sopra un oggetto amabile, è il colmo, per cosí dire, del sentimento amoroso. Molte sventure e di greci e di troiani si narrano o fingono nella Iliade, ma quella di Ettore è lo scopo del poema, ad essa tendono tutte le fila del medesimo niente meno e del paro che alla vittoria di Achille, e sempre unitamente: in essa il poema si chiude. Alle quali cose mirando il nostro Cesarotti, e giudicando che Ettore fosse il principal soggetto dell’interesse nella Iliade, e la sua sventura per se medesima il principale scopo ed assunto del poema, prosuntuosamente ne volle cangiare il titolo e intitolarlo la morte d’Ettore, stimando che Omero non avesse bene inteso se (3114) stesso e la sua propria intenzione quando ne’ primi versi della Iliade annunziò espressamente un altro assunto. Nel che s’ingannò grandemente, per non aver mirato alla natura umana, alle qualità di que’ tempi, alle circostanze di Omero (giacché se oggi nell’Iliade l’unico, non che principale, interesse è per Ettore,