<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3049&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204064411</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3049&oldid=-20161204064411
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3049 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 154modifica] di veruna scrittura riesca mai chiara, né semplice per altro, che per espresso artifizio e diligenza posta dallo scrittore a farla riuscir tale. E togliendo immancabilmente la chiarezza e la semplicità, ogni minima negligenza dello scrittore inevitabilmente danneggia, e in quella tal parte distrugge sí la bellezza, sí la bontà di qualsivoglia scrittura. Perocché la semplicità e la chiarezza sono parti cosí fondamentali ed essenziali della bellezza e bontà degli scritti, ch’elle debbono esser continue, né mai per niuna ragione (se non per ischerzo o cosa tale) elle non debbono essere intermesse, né mancare a veruna, benché piccola, parte del componimento. La forza, la sublimità, l’abbondanza o la brevità e rapidità, lo splendore, la nobiltà medesima, si possono, anzi ben sovente si debbono intermettere nella [p. 155modifica]scrittura; elle possono, anzi debbono avere quando il piú quando il meno, sí dentro una medesima, come in diverse composizioni e generi; elle possono esser differenti da se medesime, secondo le scritture e le parti e circostanze