Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2826
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è fatto da ἔω. Πετάζω pando explico da πετάω idem. 1 Anche da πετάομαι volo si trova fatto πετάζομαι nei frammenti del Φυσιολόγος d’Epifanio pubblicati dal Mustoxidi e dallo Scinà nella Collezione di vari aneddoti greci (i quali frammenti però credo che non fossero, come gli editori stimarono, inediti). Vedi l’ultima pagina delle annotazioni degli editori a essi frammenti, nel fine, e, se vuoi, la p. 2780, margine. E forse buona parte di questi tali verbi mancavano originariamente del ζ, aggiunta poi per proprietà di pronunzia o di dialetto, per evitar l’iato ec. Da χάσκω χασκάζω. Ma questa è un’altra formazione, che cambia in certo modo il significato e lo rende piú continuo ec. Cosí potrebbe essere ἁρπάζω da ἅρπω e non da ἁρπάω. Κωμάζω sembra venire da κῶμος a dirittura, non da κωμάω; e cosí molti altri. Da βρύω βρυάζω (26 giugno 1823).
* È da notare che la nostra ben distinta teoria della formazione grammaticale de’ continuativi e frequentativi giova ancora a dimostrare evidentemente l’antica esistenza ed uso de’ participii o supini di moltissimi verbi che ora ne mancano affatto, mentre però esistono ancora i loro continuativi o frequentativi, come fugitare dimostra fugitus o fugitum di fugio che altrimenti non si conoscerebbe, e cosí cent’altri; ovvero di participii e supini diversi da quelli che ora si conoscono, come agitare dimostra il participio agitus diverso da actus, noscitare noscitus diverso da notus, futare e funditare, futus e funditus, ambedue diversi da fusus, (vedi la p. 2928 segg., 3037), quaeritare quaeritus, diverso da quaesitus che non è di quaero, ma di quaeso, benché a quello s’attribuisca, e simili. E serve ancora ad illustrare e mettere in chiaro l’antico uso e regola seguíta
Note
- ↑ Da πελάω πελάζω, τεχάω- τεχνάζω, ἀνιάω- ἀνιάζω, ἀτιμάω- ἀτιμάζω, τίω- ἀτίζω, πρίω- πρίζω, λωβάω- άζω.