<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2816&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141129135739</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2816&oldid=-20141129135739
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2816 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 10modifica] con tutto rigore ed esattezza. Per esempio, iactare nel luogo dell’Eneide, II, 459, ed exceptare nelle Georgiche, III, 274, sopra i [p. 11modifica]quali luoghi ho disputato altrove, non esprimono azione continuata per se stessa, giacché l’azione di lanciare e quella di ricever l’aria col respiro non sono azioni continue, ma si concepiscono come istantanee; né anche significano costume di lanciare o di ricevere; ma moltitudine continuata di queste tali azioni, cioè di lanciamenti, per cosí dire, e di ricevimenti, che senza interruzione o per lungo tempo succedono l’uno all’altro. Questa è idea continua, e bene, in questo caso, si chiameranno continuativi quei tali verbi, e non potranno per nessun modo chiamarsi altrimenti con proprietà. Malissimo poi si chiameranno frequentativi, giacché ben altro è il fare una cosa frequentemente ed altro il ripetere per un certo maggiore o minor tempo una stessa azione continuamente, quando anche quest’azione per se non sia continua e si fornisca nell'istante. Questa è continuità di fare una stessa azione, ben diversa dalla frequenza di fare una stessa azione. La qual frequenza suppone e considera degl’intervalli, maggiori,