<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2754&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205205615</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2754&oldid=-20151205205615
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2754 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 413modifica] forte oppone alla sventura e al dolore, ma il maggior grado di vita, e quindi la maggiore intensità di amor proprio e il maggior desiderio di felicità, che nasce dal maggior vigore; né qui ha che far la rassegnazione, e piuttosto essa non è altro che un sentir meno il dolore. Se il dolore faceva quasi una strage nell’uomo antico, siccome fa nel selvaggio; se gli antichi, come ora i selvaggi, erano portati dalla sventura fino alle smanie e al furore, a incrudelire contro il proprio corpo, al deliquio, al totale spossamento di forze, al deperimento della salute, all’infermità, alla morte o volontaria o naturale, ciò non proveniva, come si dice, [p. 414modifica]dal non essere assuefatti al dolore. Qual è l’uomo vivo che non sia accostumato a soffrire? Ma proveniva dal maggior vigore di corpo ch’era negli antichi ed è ne’ selvaggi, a paragone de’ moderni e civili. E forse questa, piú che la minore assuefazione, è la causa che i giovani siano piú sensibili