<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2647&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205214837</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2647&oldid=-20151205214837
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2647 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 352modifica] e all’interesse dei detti argomenti, massime nella poesia, non si può supplire in verun conto, né con veruna industria, cavando argomenti o dall’immaginazione o dalle altre storie, neppur dalle patrie. Aggiungasi alle tre dette storie quella della guerra [p. 353modifica]troiana, la quale interessa sommamente per le dette ragioni, anzi piú delle altre tre, perché i poemi d’Omero e di Virgilio l’hanno resa piú nota e familiare a ciascuno, che verun’altra, e perch’ella, a cagione dei detti poemi, delle favole ec., è piú legata alle ricordanze della nostra fanciullezza che non sono la storia greca e romana, e neanche l’ebrea. Tutto ciò è relativo, e l’interesse delle dette storie non deriva particolarmente dalle loro proprie e intrinseche qualità, ma dalla circostanza estrinseca dell’essere le medesime familiari