<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2617&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205204518</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2617&oldid=-20151205204518
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2617 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 337modifica] filosofi scrivono sia, per qualche conto, nuovo, e benché i tedeschi abbondino d’originalità in ogni genere sopra ogni altra nazion letterata (ma non sanno essere originali se non sognando), e benché la nazion tedesca abbia tanti metafisici, [p. 338modifica]computando anche i soli moderni, quanti non ne hanno le altre nazioni tutte insieme, computando i moderni e gli antichi; e bench’ella sia profondissima d’intelletto per natura e per abito. Di piú i letterati tedeschi hanno appunto in sommo grado quello che si richiede al filosofo per non esser sognatore e per non discostarsi dal vero andandone in cerca: il che i filosofi delle altre nazioni non sogliono avere. Vale a dir che i tedeschi hanno un sapere immenso, una cognizione quasi (s’egli è possibile) intera e perfetta di tutte le cose che sono e che furono. Ed essendo essi cosí padroni della realtà per forza del loro studio, e gli altri letterati essendo cosí poco padroni de’ fatti, è veramente maraviglioso, come certissimo, che,