[p. 338 modifica] laddove l’altre nazioni oramai tutte filosofano anche poetando, i tedeschi poetano filosofando. E si può dir con verità che il menomo e il piú superficiale de’ filosofi francesi (cosí leggieri e volages per natura e per abito) conosce meglio l’uomo effettivo e la realtà delle cose, di quel che faccia il maggiore e il piú profondo de’ filosofi tedeschi (nazione sí riflessiva). Anzi la stessa profondità nuoce loro: e il filosofo tedesco tanto piú s’allontana dal vero, quanto piú si profonda o s’inalza; all’opposto di ciò che interviene a tutti gli altri (29 agosto 1822). I tedeschi incontrano molto meglio e molto piú spesso nel vero quando scherzano o quando parlano con una certa leggerezza e guardando le cose in superficie, che quando ragionano: e questo o quel romanzo di Wieland contiene un maggior numero di verità solide o nuove o nuovamente dedotte o nuovamente considerate, sviluppate ed espresse, anche di genere astratto, che non ne contiene la Critica della ragione di Kant (30 agosto 1822). Vedi l’abbozzo del mio discorso sopra i costumi presenti degl’italiani.