<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2613&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205204443</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2613&oldid=-20151205204443
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2613 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 335modifica] poter dire nel buono italiano tutto quello che loro occorra; come lo erano i nostri antichi. Anzi lasciano ottimamente sentire, che molte cose quasi necessarie e delle quali si compiacerebbero se le avessero potuto e saputo dire nel buono italiano, e la cui mancanza si sente, e che molte volte sono anche notissime a tutti in questo secolo, essi le tralasciano avvertitamente e le dissimulano, almeno da qualche necessaria parte, e se ne mostrano o ignoranti o poco istruiti o di non averle concepite, quando pur l’hanno fatto anche piú degli altri, e che insomma non ardiscono dirle per timore di offendere il buono italiano e il proprio stile. Il qual timore e la quale impotenza assicurerebbe alla letteratura e filosofia italiana di non dar mai piú un passo avanti, e di non dir mai piú cosa nuova, come pur troppo si verifica nel fatto (27 agosto 1822). [p. 336modifica] * Lo scriver francese tutto staccato, dove il periodo non è mai legato col precedente (anzi è vizio la collegazione e congiuntura de’ periodi, come